mercoledì 7 gennaio 2009

I due tesori


Un uomo ricco, anziano, avido: Vittorino. Una serva di 20 anni, Fotide, che diventa sua moglie e che non manca di ricordargli spesso le questioni testamentarie. Un giorno Vittorino mette il vestito buono, e in due valigie "depone uno dopo l'altro pacchi, sacchi, fasci di carte, verghe e monete". Su una carrozza raggiunge la banca principale della città, lasciando Fotide a casa, da cui gli sembra provenire un grido, ma il compito della giornata non prevede distrazioni. Svuota le due valigie in un forziere, ma al momento di chiuderlo, pare riconoscere "chiaramente una schiena bianca e grassa, profondamente solcata, mollemente snella, dai fianchi larghi e compatti, dalle gambe un po' corte e massicce, la sua Fotide. Ella mi ha seguito fin qui, si è fatta rinchiudere nel loculo per derubarmi...".
All'uscita segue un carro funebre su cui stranamente troneggia una scritta: "Alla cara Fotide, il suo Vittorino". Pensando che fosse la sua Fotide l'accompagna al cimitero, riflettendo, nel tragitto, su quanto poco l'amasse in realtà, e a come sorprendentemente avesse lasciato questo mondo per prima. Ma all'estremo saluto, dalla bara "vide spuntare qualcosa che assomigliava molto ad un foglio... Era un biglietto di grosso taglio". Non poteva fare a meno di pensare che sotto terra ci fosse il suo tesoro. Cosa ci fosse in banca e cosa in fondo alla fossa non gli fu più chiaro da allora, solo continuò a pagare regolarmente l'affitto tanto per il forziere, tanto per la fossa. Un uomo solo, due tesori...

Alberto Moravia, I due tesori da: Racconti surrealistici e satirici, Bompiani, 1980.

1 commento:

gldm ha detto...

Riassumo: un vecchio riccastro si accompagna ad una molle solcata bianca grassa donna dalle gambe corte e massicce: niente male, ma preferirebbe una velina.
Organizza quindi di seppellirla viva, lasciando un foglio su cui è scritto "da Vittorino, Fottite".

Ho colto nel segno?