Nel cuore della notte gelida alcuni toc toc insistenti alla porta di Eusebio Barilò lo tolgono al calore delle coperte. Chi bussa è la Befana e non cerca un camino o la calza di un bambino. Cerca un abile ferroviere che l'aiuti a distinguere i trenini chiesti dai bambini nelle tante letterine. Vinta la prima diffidenza insieme riescono a "montare rotaie, formare convogli, a studiare scambi e incroci". Fino alla richesta del"Settebello, modernissimo elettrotreno costituito da sette carrozze di tipo articolato", che la Befana non ha nel suo sacco. L'ultimo rimasto è un trenino di latta, con la chiavetta per la carica. Ma Eusebio da un angolo della stanza, come l'asso dalla manica, fa comparire un "Settebellisssimo", e lo dona alla Befana perché nessun bambino di questa notte possa rimanere deluso, e neanche si avvede del saluto della Befana e del gelo che viene dalla porta che si apre e si chiude, perché ha in mano quel trenino a carica che gli ricorda tanto l'infanzia...
Vezio Melegari,
La Befana in ferrovia.
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