venerdì 13 febbraio 2009

Della vita


"Siccome l'animosità è pericolo di vita, così la paura è sicurtà di quella".
Leonardo da Vinci, Aforismi, Giunti Editore, 2004.

giovedì 12 febbraio 2009

La volpe, il lupo e il riccio


Una volpe, un lupo e un riccio vivevano insieme. Un giorno trovarono una prugna e iniziarono a discutere su chi ne avesse maggiore diritto. Stabilirono una gara di corsa, il primo avrebbe guadagnato la prugna. "Il riccio si aggrappò alla coda della volpe". Al traguardo la volpe si voltò e il riccio scese alla sua destra e le disse: "Oh, sei arrivata? Ti aspettavo". Così il riccio mangiò la prugna.
La volpe, il lupo e il riccio da Fiabe della Mongolia, a cura di Michela Taddei-Saltini, Oscar Mondadori.

mercoledì 11 febbraio 2009

Noi due siamo una moltitudine


Per le strade di Firenze da tempo c'era un gobbetto che "guardava intento il fiume ora da una parte ora dall'altra della città".
Una donna ne rimase tanto colpita da avvicinarsi a lui e chiedergli il motivo di tanto interesse. Il motivo disse essere il dialogo "continuo di sopravvivenza dove entrambi mostrano la loro forza". Non volle aggiungere altro di personale. Fu così che la ragazza se ne innamorò, nonostante il difetto fisico dell'uomo e la diffidenza di amici e colleghi. Si sposarono ed ebbero un figlio, sano e robusto, che lei diceva averlo reso orgoglioso. "Noi due siamo una moltitudine mormorò un giorno sorridendo sulle parole rubate al verso di Ovidio" ad un collega, vecchio spasimante, incontrato a pochi passi dal nuovo ponte sull'Arno, che aveva progettato e costruito suo marito.
Giorgio Saviane, Noi due siamo una moltitudine.

martedì 10 febbraio 2009

Ogni omo


"Ogni omo sempre si trova nel mezzo del mondo e sotto il mezzo del suo emisperio e sopra il centro d'esso mondo".
Leonardo da Vinci, Aforismi, Giunti Editore, 2004.

lunedì 9 febbraio 2009

Il giudice saggio


"Molto, molto tempo fa, viveva un uomo ricchissimo, che era anche veramente avaro e gretto. Un giorno perse il suo portafoglio con dentro cento tughrik". Due uomini poveri e onesti lo trovarono per strada e lo portarono al giudice del distretto. L'uomo avaro non dandosi pace si recò dal giudice per reclamare lo smarrimento del portafoglio. Trovandolo sulla scrivania, senza neppure porgere i propri saluti se ne impossessò. Il giudice lo riprese gravemente e lo ammonì dicendo che l'uso era di offrire una ricompensa a chi l'avesse riportato. L'uomo avaro pensò di fare bene a mentire dicendo che il portafoglio conteneva duecento tughrik, e che la ricompensa se l'era già presa chi aveva ritrovato il portafoglio. Ma erano in due e uno faceva da testimone all'altro. "Al giudice non era affatto piaciuto che quel vile avesse infamato un innocente solo per risparmiare dei soldi, e decise di dargli una bella lezione". Così stabilì che la ricompensa fosse di cinquanta tughrik a testa per ciascuno dei due e da allora "tutti stimarono il giudice come un uomo davvero molto saggio".
Il giudice saggio da: Fiabe della Mongolia, a cura di Michela Taddei-Saltini.